Articolo tratto da: "The Sunday Times" del 17 novembre 2002 pag. 28 world news
Sempre più veloce! 21 ore e 41' il tempo di percorrenza da Petra a Wadi Rum nel 2000, 20 ore e 20’ nel 2001, 18 ore e 35’ nel 2002, migliorando quindi il suo già straordinario record di un’ora e 44 minuti e distaccando gli altri finalisti di oltre tre ore (sono 62 le ore massime consentite dall’organizzazione). Olmo è partito alle 8,30 del mattino di martedì 5 novembre, dopo 55 km di corsa si è portato al comando e, mentre la temperatura si attestava sui 32 gradi e 22 concorrenti decidevano di ritirarsi per piaghe ai piedi, crisi di fame o di disidratazione, prima dell’alba di mercoledì aveva finito la gara ed il giorno successivo era già tornato ad allenarsi sulla spiaggia di Aqaba.
La Desert Cup si svolge sulle stesse piste percorse da Lawrence d’Arabia per liberare gli Arabi dal dominio dei Turchi. Marco Olmo difende i colori del Gruppo sportivo Roata Chiusani di Rita Marchisio e Beppe Viale e quest’anno aveva già vinto, lo scorso giugno e per la seconda volta, il Grand Raid International Sur les traces de Cro Magnon (100 km tra Limone Piemonte e Cap d’Ail) e, nel mese di settembre, partecipato con la Nazionale ai Campionati Europei di corsa a Gravigny, 200 km su un anello di 1400 metri d’asfalto da percorrere in 24 ore.
“Come sconfiggere Marco Olmo?” titola la rivista afro-francese Shara-news perché quest’uomo, che si posiziona tra i cinque migliori atleti al mondo in ultramaratone estreme, ha compiuto lo scorso ottobre ben 54 anni ed ha disputato finora 7 Marathon des Sables, 7 giorni e 230 km in assoluta autosufficienza alimentare e condizioni climatiche proibitive nel deserto marocchino (3 terzi, 2 quarti e 1 settimo posto), 4 Desert Cup ossia 168 km nel deserto giordano (vinte tre), preso parte a 3 Trail du Verdon, 114 km di gorges (1 vittoria, 1 terzo ed 1 quarto posto), dominato in 2 Raid del Cro Magnon, partecipato ed espugnato in Egitto 1 Maratona dei 10 Comandamenti (156 km sul Monte Sinai) precedendo di 53 minuti Karim Mosta e stabilendo il primato della scalata al biblico monte, gareggiato in Martinica nel Tible Raid (dove si è piazzato quinto), senza menzionare le vittorie nelle corse in montagna o di sci alpinismo.
Abbiamo incontrato questo atleta da record che ha lavorato per 21 anni come escavatorista nella nostra cava Gavota vicino allo stabilimento di Robilante (Cuneo). Magrissimo, 60 kg per 180 cm di altezza, con un velo di barba che gli conferisce un aspetto ascetico ma il sorriso aperto ed amichevole e la stretta di mano calorosa e sincera. Un «puro» che non crede troppo alle barrette energetiche o alla medicina sportiva.
"Una vita passata a correre, la tua, mentre ora abbiamo letto che vivi per correre..."
«In realtà ho cominciato ad allenarmi solo dai 27 anni in poi perché, da giovane, non c’era il tempo di fare ginnastica; però si andava a scuola a piedi con cartelle pesanti ed in estate si passavano intere giornate nei campi a lavorare duramente. Ho calcolato di aver percorso 3000 km nel deserto e, globalmente, più di 120.000 km, correndo almeno due ore al giorno, tranne i «lunghi» del sabato e della domenica, senza seguire tabelle di allenamento, sempre però, e il più possibile, fuori dal traffico cittadino perché mi piacciono le lunghe distanze ed i panorami, correre dove quasi nessuno osa avventurarsi e dove, da solo con i battiti del mio cuore, mi sento bene, felice. La gara, poi, è uno specchio della preparazione, una sfida dei propri limiti ed alla fine la soddisfazione è indicibile».