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08 novembre 2022

Andamento gestionale al 30 settembre 2022

Dopo tre trimestri le quantità vendute di cemento e calcestruzzo preconfezionato sono diminuite rispettivamente del 6,2% e del 2,8%

Buon livello di attività in Europa Centrale, domanda stabile in Stati Uniti d’America, contrazione del mercato in Italia ed Europa Orientale, in particolare Ucraina a causa del conflitto in corso

Deciso aumento dei prezzi di vendita in tutti i mercati di presenza, spinto da un’inflazione duratura, galoppante e insostenibile nel breve termine

Ricavi netti consolidati nei primi nove mesi pari a 3.004 milioni (nel 2021: 2.542 milioni)

 

Dati Consolidati   Gen-Set 2022 Gen-Set 2021 22/21
Vendite di cemento t/000 21.915 23.361 -6,2%
Vendite di calcestruzzo m3/000 8.801 9.049 -2,8%
Ricavi netti €/m 3.004,0 2.541,7 +18,2%
    Set 22 Dic 21 Var.
Posizione finanziaria netta €/m 328 236 92

 

Il Consiglio di Amministrazione di Buzzi Unicem SpA si è riunito in data odierna per esaminare sinteticamente l’andamento economico da gennaio a settembre 2022 e la posizione finanziaria netta alla fine del terzo trimestre. 

Durante il trimestre estivo i volumi di vendita realizzati dal gruppo hanno mostrato uno sviluppo negativo, in linea con il generalizzato rallentamento della domanda nelle principali aree di presenza. La dinamica è stata particolarmente debole in Italia ed Europa Orientale, Ucraina in particolare, mentre negli Stati Uniti il rallentamento è stato più contenuto e riconducibile anche a ragioni operative. In Europa Centrale, al contrario, i volumi di vendita hanno registrato un progresso. Tali dinamiche hanno condotto a un calo dei volumi di vendita a livello consolidato nei primi nove mesi del 2022, sia come cemento (-6,2%) che come calcestruzzo preconfezionato (-2,8%). Il rafforzamento dei prezzi di vendita, invece, si è decisamente confermato anche nel terzo trimestre, in tutti i mercati di presenza. 

L’indebolimento del quadro congiunturale, già evidenziato nel corso del primo semestre, è proseguito nei mesi estivi, sia nelle economie mature che in quelle emergenti. A gravare sull’evoluzione del ciclo economico internazionale sono stati diversi fattori: inflazione eccezionalmente elevata, peggioramento generalizzato delle condizioni finanziarie, incertezza legata al conflitto in Ucraina, indebolimento dell’attività in Cina, oltre a perduranti tensioni sulle catene globali di approvvigionamento. Il rallentamento della domanda globale nel corso del terzo trimestre avrebbe provocato da un lato una contrazione del commercio internazionale, dall’altro una marginale distensione nelle catene di fornitura e un allentamento delle condizioni sul mercato dei noli marittimi. Nonostante tali dinamiche, il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente confermato le previsioni sulla crescita del PIL globale (+3,2%), già formulate in luglio. Per il 2023, invece, le previsioni scontano un marcato rallentamento del ciclo economico e una conseguente revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL. 
In Stati Uniti, durante il secondo trimestre, la crescita del PIL è stata ancora negativa, riflettendo la contrazione degli investimenti e della spesa pubblica, in un contesto caratterizzato da condizioni del mercato del lavoro che sono rimaste comunque favorevoli. La debolezza dell’attività economica si è protratta anche durante i mesi estivi, con una contrazione particolarmente evidente nei servizi. L’inflazione è leggermente diminuita, portandosi in settembre all’8,2%, ma le aspettative rimangono comunque elevate. Per l’anno in corso, sulla base di recenti stime, la crescita del PIL è stata rivista al ribasso (+1,6%).  
Nell’area euro, dopo essere cresciuta nella prima parte dell’anno, sostenuta dalla ripresa degli investimenti e dei consumi delle famiglie, l’attività economica avrebbe ristagnato durante il terzo trimestre, risentendo chiaramente degli ulteriori rincari delle materie prime energetiche e dell’accresciuta incertezza connessa al protrarsi della guerra in Ucraina. In luglio la produzione industriale ha subito una evidente battuta d’arresto, seguita in agosto da un parziale recupero. L’inflazione ha fatto registrare un nuovo massimo in settembre, portandosi al 9,9%, principalmente a causa della crescita eccezionale dei prezzi dei beni energetici. Secondo le recenti proiezioni della BCE, il PIL dell’area crescerà del 3,1% nel 2022, in leggero rialzo rispetto alle stime precedenti, mentre nel 2023 la crescita sarà solo dello 0,9%, a causa delle tensioni sulle forniture energetiche, della dinamica dei prezzi ancora elevata e del deterioramento della fiducia. 
In Italia, sulla scia di quanto accaduto nell’area euro, l’attività economica ha beneficiato di una dinamica espansiva nel corso del secondo trimestre, grazie al miglioramento del quadro epidemiologico e all’incremento degli investimenti. Nel terzo trimestre, si stima che il PIL si sia marginalmente ridotto rispetto ai mesi precedenti. In settembre, l’inflazione ha toccato il 9,4%, alimentata principalmente dalla componente energia. Sulla base delle stime più recenti, caratterizzate comunque da evidenti rischi ribassisti, il PIL è previsto in crescita del 3,3% nel 2022 e in rallentamento (+0,3%) nel 2023. 
Per quanto riguarda le economie emergenti, in Cina i lockdown che hanno riguardato alcuni dei principali centri produttivi in primavera, oltre alla crisi del settore immobiliare, hanno indebolito l’attività economica.
In Russia, a causa della guerra e delle sanzioni internazionali, il PIL si è contratto anche se tale calo è stato meno evidente rispetto alle aspettative iniziali, grazie alla tenuta delle esportazioni energetiche.
In Messico, nonostante l’elevata inflazione, la politica monetaria restrittiva, i timori per una recessione negli Stati Uniti e le continue strozzature nelle catene di approvvigionamento siano tutti fattori di rischio ribassisti, le prospettive sull’attività economica rimangono positive, grazie all’andamento favorevole della produzione industriale, delle esportazioni, delle rimesse e dell’occupazione.
In Brasile, le aspettative di crescita per l’anno in corso sono nel complesso positive, nonostante permangano alcuni rischi al ribasso legati essenzialmente all’elevata inflazione, all’inasprimento della politica monetaria e ai prezzi delle materie prime. 
La Federal Reserve, in luglio e settembre, ha ulteriormente rialzato i tassi di interesse, confermando la necessità di mantenere un orientamento fermamente restrittivo fino a quando l’inflazione non si riassesterà in linea con l’obiettivo. Anche la BCE ha rialzato i tassi con l’obiettivo di contrastare le pressioni inflazionistiche e assicurare un rientro entro valori coerenti con l’obiettivo di stabilità dei prezzi. Nelle economie emergenti, invece, gli orientamenti sono stati più eterogenei: in Cina e Russia le autorità monetarie hanno allentato i tassi al fine di sostenere la domanda, mentre in Brasile e in Messico l’orientamento ha continuato a essere restrittivo. 
Durante il trimestre estivo, i corsi petroliferi, risentendo del peggioramento delle prospettive nelle maggiori economie e del rallentamento della domanda in Cina, sono rientrati su livelli antecedenti la guerra in Ucraina, pur mantenendosi elevati. Il prezzo del gas naturale, invece, dopo aver toccato il massimo in agosto è sceso in ottobre, in un contesto molto volatile. I futures sul gas naturale indicano che il prezzo si manterrà elevato per tutto il prossimo anno, a causa dei rischi legati alle incertezze sull’approvvigionamento. 

Le vendite di cemento e clinker del gruppo, nei primi nove mesi del 2022, si sono attestate a 21,9 milioni di tonnellate, in diminuzione del 6,2% rispetto al precedente esercizio. Le vendite di calcestruzzo preconfezionato hanno chiuso con un rallentamento più contenuto a quota 8,8 milioni di metri cubi (-2,8%). L’effetto prezzi in valuta locale ha mostrato un andamento molto favorevole in tutti i mercati di presenza. 
Il fatturato consolidato è stato pari a 3.004 milioni, in aumento del 18,2% rispetto ai 2.542 milioni nel 2021. Le variazioni nei tassi di cambio hanno inciso positivamente per 160,9 milioni. A parità di perimetro e cambi costanti, il fatturato sarebbe aumentato del 11,9%.

La tabella seguente illustra la ripartizione del fatturato per mercati di presenza.  
                 

milioni di euro 30/09/2022 30/09/2021 ∆ % ∆ % lfl
Italia 541,5 453,1 +19,5 +19,5
Stati Uniti d'America 1.191,0 961,5 +23,9 +10,2
Germania 607,7 529,5 +14,8 +14,8
Lussemburgo e Paesi Bassi 169,4 147,5 +14,9 +15,3
Rep. Ceca e Slovacchia 152,0 132,2 +14,9 +10,5
Polonia 110,5 93,2 +18,5 +23,8
Ucraina 47,5 92,3 -48,5 -48,4
Russia 215,5 158,1 +36,3 +18,4
Elisioni  (31,2) (25,8)    
  3.004,0 2.541,7 +18,2 +11,9
Messico (100%) 552,7 500,6 +10,4 -1,1
Brasile (100%) 298,0 186,7 +59,6 +18,7

 

La posizione finanziaria netta a fine periodo, che comprende anche le attività finanziarie a lungo termine, risulta positiva e ammonta a 327,8 milioni, contro i 235,5 milioni di fine 2021. L’indebitamento netto è passato da 16,8 milioni a fine 2021 a una posizione positiva per 58,7 milioni al 30 settembre 2022. Nel corso del periodo in esame, la società ha sostenuto spese in conto capitale pari a 168,8 milioni (151,7 milioni il corrispondente valore nel 2021), ha destinato 123 milioni di euro all’acquisto di azioni proprie e 72,3 milioni di euro al pagamento dei dividendi. 

Italia
Le vendite di leganti idraulici e clinker, dopo l’evidente contrazione già registrata durante il primo semestre, si sono confermate deboli anche nel corso del trimestre estivo, chiudendo i nove mesi in deciso calo. I continui rialzi dei prezzi delle materie prime, energetiche e non, hanno contribuito ad alimentare le incertezze sullo sviluppo degli investimenti privati, con evidenti ripercussioni sul comparto delle costruzioni. Tali dinamiche si sono riflesse sui volumi del settore calcestruzzo preconfezionato, anch’essi in netto calo. I prezzi di vendita, sia nel cemento che nel calcestruzzo, sono ancora aumentati nel corso del terzo trimestre, non riuscendo però a compensare pienamente l’inflazione nei costi di produzione, in particolare della componente energetica. 
Nel complesso, il fatturato è aumentato del 19,5%, passando da 453,1 a 541,5 milioni.

Stati Uniti d’America
Nel corso del trimestre estivo, la domanda di cemento si è mantenuta robusta, nonostante le restrittive decisioni di politica monetaria attuate dalla FED abbiano certamente indebolito l’attività nel comparto residenziale. In tale contesto, tuttavia, le nostre vendite di cemento, dopo il progresso registrato nel primo semestre, si sono marginalmente contratte nel corso del terzo trimestre, principalmente a causa di alcuni problemi produttivi presso lo stabilimento di Festus (Missouri) e, in settembre, delle criticità logistiche dovute al basso livello delle acque nel fiume Mississippi. Nei primi nove mesi del 2022, quindi, le quantità vendute di cemento hanno registrato un livello analogo a quello dello scorso esercizio. Tali andamenti si sono riflessi anche sulla produzione di calcestruzzo preconfezionato, che ha chiuso con segno sfavorevole anche nel terzo trimestre, ancora penalizzata dalla carenza di personale addetto alla distribuzione. In generale, permangono le difficoltà riguardo alla gestione delle risorse umane, quali elevato turnover, carenza di personale e aumenti salariali, già evidenziati nella relazione semestrale. Per quanto riguarda i prezzi unitari di vendita, essi hanno espresso una buona crescita, sia nel cemento che nel calcestruzzo. 
Il fatturato complessivo si è attestato a 1.191,0 milioni di euro, in aumento del 23,9% rispetto ai 961,5 milioni realizzati nello stesso periodo del 2021. Il rafforzamento del dollaro (+11,1%) ha influenzato la traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio il fatturato sarebbe aumentato del 10,2%.

Europa Centrale
In Germania, i volumi di vendita hanno confermato un andamento espansivo anche nel corso del trimestre estivo, supportati dalle condizioni meteo favorevoli e dalla tenuta dell’attività nel comparto delle costruzioni. Il settore del calcestruzzo preconfezionato, nonostante un terzo trimestre in rallentamento, ha chiuso i nove mesi in progresso. Il miglioramento dei prezzi di vendita è stato diffuso e significativo.  
Il fatturato è cresciuto del 14,8%, attestandosi a 607,7 milioni (529,5 milioni nel 2021). 

In Lussemburgo e Paesi Bassi, le nostre consegne di cemento, comprese le esportazioni, hanno marginalmente rallentato nel corso del terzo trimestre, penalizzate da un generalizzato indebolimento della domanda, chiudendo i primi nove mesi dell’anno sugli stessi livelli del 2021. Il settore del calcestruzzo preconfezionato ha continuato a esprimere un buon progresso, sia nel trimestre estivo sia nel complesso dei nove mesi. Entrambe le aziende hanno registrato una buona crescita dei prezzi di vendita, grazie al tentativo di trasferire a valle gli aumenti di costo dovuti alla elevata inflazione. 
Il fatturato si è attestato a 169,4 milioni, in aumento del 14,9% rispetto al 2021 (147,5 milioni).

Europa Orientale
In Repubblica Ceca, il rallentamento dell’attività nel settore delle costruzioni, già in parte rilevato nel corso del secondo trimestre, si è confermato anche durante i mesi estivi, comunque penalizzati dal difficile confronto con lo stesso periodo dello scorso esercizio. Nel complesso dei nove mesi, quindi, i volumi di vendita hanno chiuso a un livello inferiore rispetto al 2021, ma con prezzi medi in valuta locale in deciso aumento. La divisione calcestruzzo preconfezionato, Slovacchia compresa, in linea con l’andamento rilevato nel cemento, ha chiuso il periodo in esame con volumi in calo, penalizzati da un indebolimento della domanda nel corso del terzo trimestre. I prezzi medi in valuta locale, invece, hanno registrato una crescita significativa. 
Il fatturato, aiutato dall’apprezzamento della corona ceca (+4,3%), si è attestato a 152,0 milioni, in aumento del 14,9% rispetto a quanto raggiunto nel 2021 (132,2 milioni). A parità di cambio la variazione favorevole del fatturato sarebbe stata del 10,5%.

In Polonia, il terzo trimestre, in linea con quanto già mostrato nel trimestre precedente, ha registrato un calo dei volumi di vendita dovuto sia alla debolezza della domanda sia al confronto con lo stesso periodo del 2021, quando l’andamento dei volumi era stato particolarmente robusto. Complessivamente, nei nove mesi, le nostre vendite di cemento hanno chiuso al di sotto del livello del 2021, mentre i prezzi medi in valuta locale hanno mostrato uno sviluppo decisamente favorevole. Nel settore del calcestruzzo preconfezionato, invece, la dinamica dei volumi è stata positiva, con prezzi anch’essi in miglioramento. 
Il fatturato, nonostante la svalutazione dello zloty polacco (-4,5%), è passato da 93,2 a 110,5 milioni di euro (+18,5%). A parità di cambio il fatturato sarebbe aumentato del 23,8%.

In Ucraina, durante il terzo trimestre, l’attività di produzione è proseguita solo nello stabilimento di Volyn (nord-ovest del paese) mentre presso il sito produttivo di Nikolayev (zona sud del paese) risulta ancora sospesa, a causa della carenza di domanda e dei rischi operativi legati alla vicinanza con i combattimenti. Nel complesso dei nove mesi, i volumi di vendita si sono praticamente dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2021, peraltro con prezzi di vendita in deciso aumento. 
Il fatturato si è attestato a quota 47,5 milioni di euro, in diminuzione del 48,5% (92,3 milioni nel 2021). Il marginale deprezzamento della valuta locale (-0,2%) non ha impattato sulla traduzione in euro dei risultati; a parità di cambio il fatturato sarebbe comunque diminuito del 48,4%.

In Russia, la decisione assunta in maggio, motivata dal rispetto delle sanzioni internazionali, di cessare ogni coinvolgimento operativo nell’attività della controllata SLK Cement, ha praticamente annullato il flusso informativo circa le dinamiche gestionali nel paese. Durante il terzo trimestre, sulla base delle limitate informazioni a nostra disposizione, i volumi di vendita si sono marginalmente contratti, mentre i prezzi di vendita hanno mantenuto un andamento favorevole.
In tale contesto, i ricavi netti si sono attestati a 215,5 milioni di euro, in aumento del 36,3% rispetto ai 158,1 milioni realizzati nello stesso periodo del 2021. L’evidente rivalutazione del rublo (+13,1%) ha influenzato la traduzione dei risultati in euro; in valuta locale il fatturato avrebbe espresso un incremento del 18,4%.

Messico (valutazione al patrimonio netto)
L’andamento espansivo dell’attività economica, in atto dall’inizio dell’anno in corso, è proseguito anche durante il terzo trimestre, grazie alla dinamica positiva del settore dei servizi, supportato dalla ripresa del turismo, oltre che dalla solidità della manifattura, dalle esportazioni e dalla stabilità delle rimesse dall’estero. Permane, tuttavia, una certa debolezza degli investimenti, sia pubblici che privati. Le prospettive di crescita per il 2022 rimangono positive ma moderate, a causa dei rischi connessi a un rallentamento dell’economia statunitense e agli impatti delle politiche monetarie restrittive. In tale contesto, le vendite di cemento della nostra joint venture hanno continuato ad essere deboli nel corso del terzo trimestre, nonostante una parziale ripresa in agosto e settembre. I primi nove mesi, quindi, hanno chiuso con volumi di vendita ancora inferiori rispetto al 2021, ma in recupero rispetto a quanto rilevato nel primo semestre dell’anno in corso. I prezzi di vendita, invece, sono nettamente aumentati. Per quanto riguarda il comparto del calcestruzzo, la contrazione dei volumi è stata più evidente.  
Con riferimento al 100% della joint venture, i ricavi netti hanno raggiunto i 552,7 milioni di euro, in miglioramento del 10,4% rispetto a 500,6 milioni realizzati nel 2021. L’apprezzamento del peso messicano (+10,5%), ha inciso positivamente sulla conversione in euro. A parità di cambio, il fatturato sarebbe diminuito del 1,1%.

Brasile (valutazione al patrimonio netto)
La crescita economica, rallentata nel corso del primo semestre, ha mostrato parziali segnali di ripresa durante i mesi estivi grazie alla crescita della domanda interna che ha compensato i minori contributi della spesa pubblica e delle esportazioni. Le prospettive di crescita del paese per l’anno in corso rimangono positive, seppur incerte, influenzate dai rischi ribassisti legati agli scenari di recessione globale, oltre che dall’elevata inflazione e dalle conseguenti restrizioni in politica monetaria. In tale contesto, le quantità vendute della joint venture, beneficiando del contributo aggiuntivo delle cementerie ex-CRH acquisite in aprile 2021, hanno mostrato un buon sviluppo, con prezzo di vendita in deciso aumento. A parità di perimetro, tuttavia, i volumi di vendita si sarebbero leggermente contratti. 
Il fatturato in euro, riferito al 100% della joint venture, è aumentato del 59,6% passando da 186,7 milioni nel 2021, a 298,0 milioni nel periodo in esame. L’apprezzamento del real brasiliano (+14,3%) ha influito positivamente sulla traduzione in euro; a parità di cambio e di perimetro il fatturato sarebbe aumentato del 18,7%.

Evoluzione prevedibile della gestione
Nel terzo trimestre, i continui rialzi delle materie prime, energetiche e non, oltre all’aumento dei costi di finanziamento e di costruzione, hanno amplificato le incertezze relative allo sviluppo degli investimenti privati, con un già visibile impatto sull’attività nel comparto delle costruzioni. 
Sempre nel corso del trimestre estivo, le ulteriori pressioni sui costi di produzione, principalmente riferibili alle componenti variabili, hanno reso nuovamente necessari aggiustamenti al rialzo dei prezzi di vendita. Il gruppo ha quindi potuto realizzare un buon miglioramento del fatturato consolidato grazie all’effetto prezzo favorevole, che ha più che compensato l’andamento penalizzante della componente volumi. 
Riteniamo che le dinamiche evidenziate possano proseguire anche durante l’ultimo trimestre, principalmente nei mercati che hanno mostrato un più significativo aumento dei costi di produzione e un più visibile rallentamento della domanda, come l’Italia e l’Europa Orientale. In Europa Centrale, prevediamo che negli ultimi mesi dell’anno risulterà più difficile, dal punto di vista economico, confermare l’andamento mostrato fino al terzo trimestre. In Stati Uniti, ci attendiamo che il continuo aumento dei tassi d’interesse incominci a penalizzare la domanda residenziale, senza tuttavia stravolgere lo sviluppo delle nostre vendite riferito all’intero esercizio. 
In conclusione, sulla base delle considerazioni sopra espresse, consideriamo ragionevole confermare le indicazioni fornite al mercato in agosto, ovvero che il gruppo prevede di realizzare nel 2022 un margine operativo lordo ricorrente simile a quello dell’anno precedente. Tale stima tiene conto dell’effetto traduzione favorevole dovuto al rafforzamento delle principali valute straniere (dollaro e rublo). Di conseguenza, a causa dell’inflazione da costi, la redditività caratteristica sarà inferiore, nonostante l’efficacia dei nostri sforzi rivolti al miglioramento dei prezzi. A causa di alcuni ritardi nelle forniture, pensiamo che gli investimenti per l’anno in corso risulteranno inferiori rispetto al budget previsto, ma comunque superiori al livello del 2021 e focalizzati sulle priorità stabilite nell’ambito della roadmap “Our Journey to Net Zero”. 

Revisione della struttura societaria
Il Consiglio di Amministrazione ha assunto le delibere volte ad implementare il progetto di revisione della struttura societaria avviato dal Consiglio lo scorso 3 agosto 2022.
Si ricorda che, come già comunicato lo scorso 3 agosto, il progetto prevede di separare le attività operative del cemento in Italia dalle attività di indirizzo e coordinamento strategico svolte dalla capogruppo nei confronti delle società attive nei vari paesi in cui Buzzi Unicem opera. Il progetto, interno all’area di consolidamento, ha l’obiettivo di rendere la struttura societaria di Buzzi Unicem coerente con l’evoluzione della struttura organizzativa e la natura internazionale del gruppo.
L’operazione sarà attuata mediante il conferimento in natura del ramo d’azienda afferente alle attività operative del cemento Italia a favore della società Buzzi Unicem Srl, il cui capitale sociale è detenuto interamente e direttamente da Buzzi Unicem SpA. A seguito del conferimento, la capogruppo quotata continuerà ad occuparsi della definizione e dello sviluppo degli indirizzi e del coordinamento strategico per tutte le controllate. 
Per dare attuazione all’operazione Buzzi Unicem Srl delibererà un aumento di capitale a pagamento, con sovrapprezzo, per un importo complessivo di euro 389.125.462 riservato in sottoscrizione a Buzzi Unicem SpA, quale unico socio, da sottoscriversi e liberarsi integralmente da quest’ultima mediante il conferimento in natura del ramo d’azienda afferente alle attività e passività operative del cemento Italia.
Allo stato si prevede che la deliberazione di aumento di capitale di Buzzi Unicem Srl e l’atto di conferimento vengano stipulati nel mese di dicembre, con efficacia del conferimento a decorrere dal 1° gennaio 2023.
Si ricorda, infine, che ai sensi del Regolamento Consob n. 17221/2010 (Regolamento OPC) la società conferitaria è parte correlata di Buzzi Unicem in quanto interamente detenuta dalla stessa. L’operazione non sarà, tuttavia, soggetta alle procedure informative e autorizzative relative alle operazioni con parti correlate in virtù dell’esenzione di cui all’art. 14, comma 2, del Regolamento OPC e dell’art. 6, sez. III della Procedura per operazioni con parti correlate della società, trattandosi di operazione con società interamente controllata. Conseguentemente Buzzi Unicem non pubblicherà un documento informativo ai sensi dell’art. 5 del Regolamento OPC.
Parimenti non è prevista la pubblicazione di un documento informativo ai sensi dell’art. 71 del Regolamento Emittenti, in quanto operazione effettuata con società interamente controllata e comunque Buzzi Unicem ha esercitato la facoltà di derogare all’obbligo di pubblicazione dei documenti informativi ai sensi del citato art. 71.

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Indicatori alternativi di performance
Buzzi Unicem utilizza nell’informativa finanziaria alcuni indicatori alternativi di performance che, pur essendo molto diffusi, non sono definiti o specificati dai principi contabili. Di seguito la definizione di quelli compresi nella presente informativa:

Posizione finanziaria netta: rappresenta un indicatore della struttura finanziaria e corrisponde alla differenza tra le passività e le attività finanziarie, sia a breve sia a lungo termine. Quindi, comprende tutte le passività o attività fruttifere d’interesse e quelle a esse collegate, quali gli strumenti finanziari derivati e i ratei.

Indebitamento netto: rappresenta un indicatore della struttura finanziaria e corrisponde alla differenza tra le passività finanziarie, sia a breve sia a lungo termine, e le attività finanziarie a breve termine. Quindi comprende tutte le passività, una parte delle attività fruttifere d’interesse e le voci collegate, quali gli strumenti finanziari derivati e i ratei. L’indicatore è conforme alla Comunicazione Consob n. 92543/2015 e agli orientamenti ESMA32-382-1138.

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Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Elisa Bressan, dichiara ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza che l'informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.


Contatti societari:
Segreteria Investor Relations
Ileana Colla
Tel. +39 0142 416 404
Email: icolla@buzziunicem.it