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29 marzo 2023

Approvati i risultati dell’esercizio 2022

Forte incremento del fatturato consolidato (+16,0%), anche a cambi e perimetro costanti (+9,6%). L’effetto prezzo positivo ha più che compensato la generalizzata debolezza dei volumi di vendita

Margine operativo lordo ricorrente di 892 milioni, in aumento del 12,1% (+3,1% a cambi e perimetro costanti) e risultato operativo di 495 milioni, penalizzato dalla svalutazione dell’avviamento Russia

Redditività caratteristica in diminuzione rispetto al 2021, penalizzata dai costi energetici, ma in recupero nella seconda parte del 2022

Minor cassa generata dalle operazioni (575 milioni rispetto a 752 milioni nel 2021) per il forte assorbimento del circolante, in particolare le rimanenze

Proposto un aumento del dividendo a 45 centesimi per azione (+12,5%)

Raggiunto l’obiettivo di riduzione emissioni CO2 specifiche (-5% rispetto al 2017) e validazione SBTi della tabella di marcia “Our Journey to Net Zero”

 

Dati consolidati   2022 2021 % 22/21
Vendite di cemento e clinker  t/000 28.332 31.202 -9,2%
Vendite di calcestruzzo m3/000 11.510 12.141 -5,2%
Fatturato €/m 3.996 3.446 +16,0%
Margine Operativo Lordo  €/m  884 795  +11,2%
Margine Operativo Lordo ricorrente €/m 892  796 +12,1%
Utile netto degli azionisti €/m 459 542 -15,4%
         
    Dic 22  Dic 21 Var.
Posizione finanziaria netta   €/m 288 236 53


Il Consiglio di Amministrazione di Buzzi Unicem SpA si è riunito in data odierna per l’esame dei bilanci civilistico e consolidato dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2022.

Il quadro congiunturale sfavorevole che ha rallentato il ritmo espansivo dell’economia mondiale nel primo semestre del 2022 è stato amplificato, nel corso del terzo e quarto trimestre, dalle accresciute incertezze geopolitiche, dall’elevata e perdurante inflazione, oltre che dall’inasprimento delle condizioni finanziarie. Gli attacchi mossi dalla Russia nei confronti dell’Ucraina hanno continuato a destabilizzare i mercati delle materie prime, alimentando la volatilità dei prezzi dell’energia. Nelle principali economie avanzate il rallentamento dell’attività economica avvenuto nel 2022 è da ricondursi prevalentemente all’avvio di un ciclo di inasprimento monetario, volto a contrastare le spinte inflazionistiche e a raffreddare la domanda. 
L‘interscambio a livello mondiale, dopo aver evidenziato una buona capacità di tenuta nella prima metà del 2022, con gli effetti negativi del conflitto in Ucraina e le perduranti strozzature dal lato dell’offerta, ha perso slancio nel terzo e quarto trimestre, principalmente a causa della debole domanda nelle economie avanzate. 
Le ultime previsioni sul 2022 indicano, quindi, un rallentamento della crescita del PIL mondiale (+3,4%). Sulla base di tali proiezioni, l’economia globale dovrebbe confermare l’indebolimento, pur rimanendo in territorio espansivo, anche nel corso del 2023 (+2,9%), riflettendo un significativo calo della crescita nei paesi maturi. 

Negli Stati Uniti, l’attività economica già in rallentamento nella prima parte del 2022, è stata caratterizzata nel quarto trimestre da una generalizzata debolezza della domanda interna, in presenza di elevata inflazione e un ulteriore rialzo dei tassi di interesse, che hanno continuato a erodere il potere d’acquisto e il reddito reale delle famiglie, frenando i consumi. Inoltre, la più difficile accessibilità e il maggior costo del credito hanno gravato sugli investimenti privati, principalmente quelli in edilizia residenziale. 

Nei paesi dell’area euro, lo sviluppo economico, dopo un terzo trimestre in leggera crescita (+0,3%), sostenuto dalla dinamica espansiva degli investimenti e dei consumi privati, ha ristagnato durante i mesi autunnali. L’elevata inflazione e le condizioni di finanziamento maggiormente restrittive hanno rallentato la produzione manifatturiera e la spesa delle famiglie. In un contesto caratterizzato, quindi, da perdurante incertezza legata all’evoluzione del conflitto in Ucraina e dai rischi derivanti da potenziali interruzioni nelle forniture energetiche, l’indebolimento della dinamica di crescita, già evidente nel comparto industriale, si è esteso anche al settore dei servizi. Gli investimenti in edilizia residenziale sono calati durante il secondo semestre: dopo la flessione registrata nel terzo trimestre, l’attività nel comparto ha continuato a indebolirsi in ottobre e novembre. 

In Italia, la crescita del PIL è continuata anche nel trimestre estivo, grazie alla forte espansione della domanda interna. Sia i consumi delle famiglie, sia la spesa per investimenti, quest’ultima in rallentamento a causa del minore contributo del comparto delle costruzioni, hanno contribuito alla crescita. Nel quarto trimestre, invece, l’attività si è indebolita, gravata dall’effetto dei persistenti aumenti dei prezzi energetici e dal rallentamento della ripresa nei settori più impattati dalla pandemia, quali commercio, turismo e trasporti. 

Per quanto riguarda le economie emergenti, in Cina, le difficoltà legate alla crisi del settore residenziale e la nuova ondata di contagi, conseguente alla revoca di tutte le misure di contenimento, hanno causato un marcato deterioramento del quadro economico. In Russia, dopo l’evidente diminuzione del PIL nel secondo e terzo trimestre, l’economia è entrata in recessione: il paese ha registrato un calo delle esportazioni minore rispetto alle precedenti previsioni, mentre le importazioni hanno subito una netta battuta d’arresto come diretta conseguenza delle sanzioni internazionali.

Per quanto riguarda le quotazioni dei beni energetici, a partire dalla metà di ottobre sia il prezzo del petrolio che quello del gas naturale sono diminuiti, a seguito del rallentamento della domanda globale. In particolare, il prezzo del gas naturale scambiato sul mercato olandese TTF è decisamente migliorato, rimanendo comunque su livelli storicamente elevati. Tale riduzione è conseguente ad un clima più mite rispetto alle previsioni, oltre alla flessione della produzione industriale in Europa che, unitamente alla stabilità dei flussi di approvvigionamento di gas, ha permesso di mantenere gli stoccaggi prossimi ai livelli massimi.

In novembre e in dicembre, in linea con quanto già effettuato nel primo semestre, la Federal Reserve ha alzato rispettivamente di ulteriori 75 e 50 punti base i tassi di riferimento, indicando ulteriori rialzi in presenza di un mercato del lavoro ancora sotto pressione. Parallelamente, anche la BCE ha aumentato di 75 e 50 punti base, in ottobre e dicembre, i tassi di interesse di riferimento, valutando che questi dovranno ancora salire per permettere un ritorno tempestivo alla stabilizzazione dei prezzi. Tuttavia, il Consiglio Direttivo, ha stabilito che le decisioni future sui tassi saranno pesate anche sulla base delle prospettive di crescita e inflazione. 
Le banche centrali dei paesi emergenti, invece, hanno adottato approcci più eterogenei: in Brasile, le autorità monetarie hanno interrotto la sequenza di rialzi, mentre in Cina, in un contesto di inflazione moderata, le condizioni monetarie sono rimaste accomodanti, anche per mitigare la crisi del settore immobiliare. 

Gli investimenti in costruzioni, ai quali è strettamente correlata l’evoluzione della domanda di cemento e calcestruzzo, dopo un primo semestre in crescita, hanno perso trazione nel terzo e quarto trimestre sia in Stati Uniti d’America che in area euro, a causa dell’aumento dei costi di costruzione e delle politiche monetarie restrittive, che hanno reso più costoso l’accesso al credito. 

Nel 2022, le vendite di cemento a livello consolidato sono ammontate a 28,3 milioni di tonnellate, in diminuzione del 9,2% rispetto al 2021. Il rallentamento generalizzato delle consegne, già evidenziato nel corso del primo semestre, si è accentuato durante i successivi trimestri, particolarmente in Italia, Europa Orientale e Stati Uniti, dove oltre alla domanda più debole riferita al comparto residenziale, si sono verificate anche alcune criticità logistiche lungo il fiume Mississippi. In Europa Centrale, invece, i volumi di vendita hanno mostrato una certa stabilità.
Le vendite di calcestruzzo preconfezionato sono state pari a 11,5 milioni di metri cubi, -5,2% rispetto al 2021: le quantità vendute sono leggermente cresciute solo in Europa Centrale, mentre in Europa Orientale, Stati Uniti e Italia hanno evidenziato una contrazione più evidente. 

Il fatturato consolidato è passato da 3.445,6 a 3.995,5 milioni di euro; nel corso dell’anno non ci sono state variazioni di perimetro, mentre l’effetto cambio è stato favorevole per 219,5 milioni; a parità di condizioni il fatturato sarebbe migliorato del 9,6%. 

Il margine operativo lordo consolidato si è attestato a 883,7 milioni, in aumento del 11,2% rispetto ai 794,6 milioni dell’anno precedente. L’effetto cambio è stato positivo per 71,8 milioni. Il dato dell’esercizio in esame comprende costi non ricorrenti per 8,7 milioni (nel 2021 erano stati pari a 1,3 milioni). Escludendo le componenti non ricorrenti, il margine operativo lordo è passato da 795,9 a 892,4 milioni, con un’incidenza sul fatturato del 22,3% (23,1% nel 2021). Il rafforzamento dei risultati operativi in Stati Uniti d’America, determinato dall’effetto cambio favorevole, in Italia e in Repubblica Ceca, ha più che compensato il rallentamento registrato in Europa Centrale, Polonia e Ucraina. 

Dopo ammortamenti per 259,3 milioni (244,0 milioni nel 2021) e svalutazioni delle attività fisse per 129,6 milioni, di cui 122,5 riferiti all’avviamento della Russia, il risultato operativo si è attestato a 494,8 milioni, in diminuzione rispetto a 545,6 milioni del 2021. Gli oneri finanziari netti sono passati da 34,4 a 23,1 milioni, principalmente grazie all’aumento degli interessi attivi. Nell’esercizio in esame non sono state registrate plusvalenze da realizzo partecipazioni (erano state pari 18 milioni nel 2021), mentre i risultati delle partecipazioni valutate a patrimonio netto sono passati da 106,1 a 117,6 milioni. Per effetto di quanto esposto, l’utile prima delle imposte si è attestato a 589,3 milioni, in riduzione rispetto ai 635,3 milioni dell’esercizio precedente. Il carico fiscale dell’esercizio è stato pari a 130,5 milioni, contro 93,0 milioni del 2021. La maggiore aliquota fiscale del 2022, pari al 22% del reddito ante imposte (15% nel 2021), risente della presenza di alcuni costi significativi non deducibili fiscalmente, quali la svalutazione dell’avviamento. Pertanto, il conto economico dell’esercizio 2022 si è chiuso con un utile netto di 458,8 milioni (542,3 milioni nel 2021). Il risultato attribuibile agli azionisti della società ammonta parimenti a 458,8 milioni. 

La posizione finanziaria netta del gruppo a fine 2022 si è confermata positiva, attestandosi a 288,2 milioni, rispetto ai 235,5 milioni di fine 2021. Rispetto ai risultati economici, il miglioramento della posizione finanziaria netta è stato penalizzato da un forte assorbimento di capitale circolante, dovuto in buona parte all’effetto prezzo sul valore delle rimanenze di magazzino. Nell’esercizio appena trascorso, il gruppo ha distribuito dividendi per 73,4 milioni e pagato investimenti industriali per complessivi 270,8 milioni, di cui 51,2 milioni dedicati alla decarbonizzazione del processo produttivo e al miglioramento delle performance. Nella prima categoria rientrano gli investimenti per incrementare la produzione di cementi a minor contenuto di clinker, il maggior utilizzo di combustibili alternativi e la produzione in-house di energia elettrica. Una quota pari a 9,1 milioni è stata destinata a progetti di espansione, tra cui: la costruzione del nuovo deposito del clinker a San Antonio in Texas (5,0 milioni) e del nuovo impianto di estrazione aggregati naturali ad Austin, sempre in Texas (1,6 milioni). 

Il patrimonio netto al 31 dicembre 2022, inclusa la quota spettante agli azionisti terzi, si è attestato a 4.911,5 milioni contro 4.375,2 milioni di fine 2021; il rapporto passività/patrimonio netto è diminuito a 53% contro 58% del precedente esercizio. 

La società capogruppo Buzzi Unicem SpA ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 489,3 milioni di euro (223,2 milioni nel 2021) e un flusso di cassa di 520,3 milioni.

Validazione SBTi degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla roadmap “Our Journey to Net Zero”
Nel mese di marzo 2023, Science Based Targets initiative (SBTi) ha formalmente validato gli obiettivi di decarbonizzazione scope 1 e scope 2 previsti dalla roadmap “Our Journey to Net Zero”, giudicandoli allineati all’obiettivo di mantenere il riscaldamento climatico “ben al di sotto dei 2°C”, secondo quanto definito dall’Accordo sul Clima di Parigi del 2015.

Science Based Targets initiative (SBTi) è una collaborazione tra il Carbon Disclosure Project CDP (organizzazione no-profit che gestisce lo schema di rendicontazione sui temi ambientali), il Global Compact, World Resources Institute (WRI) delle Nazioni Unite ed il World Wide Fund for Nature (WWF). SBTi definisce e promuove le migliori pratiche nell’individuare obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico per garantire che le strategie aziendali siano in linea con gli obiettivi scientifici. 

Siamo orgogliosi del fatto che, nel quadro dell’obiettivo finale “Net Zero” al 2050, i nostri obiettivi intermedi al 2030 siano stati approvati, ponendoci tra i leader nella transizione verso un’economia “low carbon”. Il percorso di validazione è stato un importante riconoscimento del nostro impegno nell’ambito della sostenibilità, formalizzato nel 2017 con l’annuncio del primo obiettivo di riduzione delle emissioni CO2, e rinnovato nel 2022 con la definizione della roadmap. Cogliamo inoltre l’occasione per informare che a fine 2022 è stato raggiunto l’obiettivo di una diminuzione delle emissioni di CO2 specifiche pari almeno al 5% rispetto al 2017.

Italia
Nel corso del 2022, la dinamica degli investimenti è rimasta robusta, seppur in rallentamento nel terzo e quarto trimestre, riflettendo da un lato la riduzione della spesa in costruzioni, dall’altro una accelerazione di quella in impianti e macchinari. In particolare, per quanto riguarda gli investimenti nel comparto delle costruzioni, la dinamica si è confermata positiva anche nel 2022 (+12,7% rispetto al 2021), nonostante il rallentamento dell’edilizia nella seconda metà dell’anno, frenata dall’inflazione, dall’aumento dei tassi di interesse e dai timori legati a una potenziale recessione. A trainare gli investimenti nel settore è stato il comparto del rinnovo residenziale. Le persistenti pressioni inflazionistiche sui prezzi delle materie prime, energetiche e no, oltre ai ritardi nell’attuazione del PNRR, hanno diluito il contributo delle opere pubbliche. Il consumo domestico di cemento è stimato in diminuzione di circa 8%, con una quota crescente rappresentata da importazioni. 

Le nostre vendite di leganti idraulici e clinker, già in netta contrazione nei primi sei mesi, hanno ulteriormente rallentato nel corso del secondo semestre, soffrendo la situazione difficile del mercato interno e la rinuncia al mercato estero: con riferimento all’intero esercizio il calo è stato del 16,0%. Tale dinamica si è estesa anche al settore del calcestruzzo preconfezionato, in diminuzione del 8,1%. I prezzi medi di vendita, sia nel cemento che nel calcestruzzo, hanno mostrato un andamento decisamente favorevole nel complesso dell’anno. 
Tale andamento di volumi e prezzi ha generato un fatturato pari a 726,2 milioni, in aumento del 20,1% (604,7 milioni nel 2021). Il margine operativo lordo ha raggiunto quota 82,0 milioni, raddoppiato rispetto ai 40,8 milioni dell’anno precedente. Occorre, tuttavia, ricordare che il dato dell’anno in esame ha beneficiato dell’effetto credito d’imposta dedicato alle imprese energivore, per un ammontare di circa 38 milioni. Nonostante tale beneficio, il costo dell’energia elettrica è comunque quasi raddoppiato rispetto ai livelli del 2021. Anche i costi per combustibili hanno seguito una simile dinamica. Nel 2022, quindi, i costi unitari di produzione, sia nella componente variabile che in quella fissa, sono visibilmente peggiorati. 

Stati Uniti d’America
Gli investimenti in edilizia residenziale, principale traino della domanda a partire dal 2020, hanno perso smalto nella seconda parte del 2022, impattati dal rincaro dei materiali da costruzione e dall’aumento dei tassi di interesse. L’elevata inflazione ha inoltre diluito il potenziale degli investimenti in opere pubbliche, previsti in contrazione a fine 2022 (-4%). Nel complesso dell’anno, quindi, nonostante un generalizzato calo del livello degli investimenti in costruzioni     (-2% nel 2022), il consumo domestico di cemento è stimato rimanere sostanzialmente stabile (+0,3%). 

Nel corso del quarto trimestre, le nostre vendite di cemento sono diminuite più del previsto. Il rallentamento generalizzato della domanda di cemento, oltre alle criticità logistiche dovute al basso livello delle acque nel fiume Mississippi, protrattesi fino a metà novembre, hanno influenzato la dinamica delle nostre spedizioni. Nel complesso dell’anno, quindi, i volumi di vendita di cemento sono diminuiti del 4,5% rispetto al 2021, mentre quelli di calcestruzzo preconfezionato, presente essenzialmente in Texas, sono calati del 8,8%. Al contrario, i prezzi di vendita si sono ulteriormente rafforzati nel corso del quarto trimestre, mostrando un buon sviluppo anno su anno. 
Il fatturato complessivo si è attestato a 1.591,8 milioni, in aumento (+19,7%) rispetto ai 1.329,6 milioni del 2021, mentre il margine operativo lordo è passato da 455,1 a 497,5 milioni di euro (+9,3%). L’apprezzamento del dollaro (+11,0%) ha avuto un impatto positivo sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio i ricavi netti sarebbero cresciuti del 6,6% mentre il margine operativo lordo sarebbe diminuito del 2,7%. Occorre ricordare che il dato dell’esercizio precedente comprendeva una posta non ricorrente pari a 1,3 milioni: al netto degli effetti non ricorrenti e a parità di cambio, il margine operativo lordo avrebbe mostrato una diminuzione del 3,0%. La dinamica decisamente sfavorevole dei costi energetici, combustili in particolare, unitamente a un peggioramento dei costi fissi, ha impattato negativamente sulla redditività caratteristica che si conferma, comunque, ai massimi livelli del gruppo (31,3%), seppur in calo rispetto al 2021. 

Europa Centrale
In Germania, l’esplosione dei costi, i crescenti timori di recessione e l’aumento dei tassi di interesse hanno portato a una marginale frenata degli investimenti in costruzioni (-0,5%), più evidente nel settore commerciale (-1,7%) e nei lavori pubblici (-1,0%). Per contro la componente di edilizia residenziale (circa il 60% degli investimenti), grazie anche ai sussidi governativi per l’efficientamento degli edifici, è prevista stabile (+0,2%). 
Le nostre spedizioni di leganti idraulici hanno chiuso il 2022 in leggero progresso (+2,7%), nonostante un certo rallentamento registrato sia nel terzo e che nel quarto trimestre, dovuto a una maggior debolezza della domanda e a un inverno più rigido. La stessa dinamica si è estesa anche ai volumi di calcestruzzo preconfezionato, che però sono rimasti stabili (-0,1%). I prezzi di vendita, sia nel cemento che nel calcestruzzo, hanno confermato i buoni livelli già raggiunti nei primi nove mesi, anche nel corso dell’ultimo trimestre. 
Il fatturato complessivo è così passato da 708,1 a 798,8 milioni (+12,8%) ma il margine operativo lordo è diminuito passando da 127,5 a 120,5 milioni (-5,5%). I rincari dei costi per combustibili ed energia elettrica hanno portato a un peggioramento dei costi unitari di produzione. Nel 2022 sono stati sostenuti costi operativi pari a 18,6 milioni per diritti emissione CO2 (23,6 milioni nel 2021). 

In Lussemburgo e Paesi Bassi, l’indebolimento della domanda di cemento, già evidente nel terzo trimestre, si è confermato anche durante gli ultimi mesi dell’anno. Tuttavia, l’andamento positivo del primo semestre è stato in grado di compensare il rallentamento avvenuto nei trimestri successivi. I volumi di vendita, quindi, hanno chiuso in leggero rialzo rispetto al 2021 (+1,4%). Il settore del calcestruzzo preconfezionato ha registrato una crescita più evidente (+5,1%): il progresso delle vendite nei Paesi Bassi ha compensato l’andamento negativo in Lussemburgo. I prezzi di vendita hanno mostrato una robusta crescita, al traino dell’inflazione dei costi di produzione.
Il fatturato è stato pari a 226,9 milioni, in crescita del 12,8% rispetto all’esercizio precedente (201,1 milioni). Il margine operativo lordo si è attestato a 7,0 milioni, in netta contrazione rispetto ai 16,5 milioni del 2021. I costi unitari di produzione sono decisamente aumentati, impattati dalla dinamica negativa dei costi energetici, più che raddoppiati. I costi fissi, invece, hanno mostrato una certa stabilità. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 6,5 milioni per diritti emissione CO2 (2,4 milioni nel 2021).

Europa Orientale
In Polonia, l’impatto della guerra sul settore delle costruzioni è stato evidente, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità e i prezzi dei materiali da costruzione. In tale contesto, dopo il progresso registrato nel 2021 (+3,7%), gli investimenti nel settore hanno continuato a mostrare un andamento espansivo nella prima parte del 2022, rallentando poi nel corso del secondo semestre. A fine 2022, gli investimenti sono stimati crescere del 4,5% rispetto al 2021, mentre il consumo di cemento è previsto in calo. 
Tali dinamiche hanno influenzato anche i nostri volumi di vendita del cemento che, dopo un primo semestre in crescita, grazie principalmente all’avanzamento registrato in avvio d’anno, hanno decisamente perso terreno nel terzo e quarto trimestre, chiudendo in netta diminuzione (-10,4%). Nel settore del calcestruzzo preconfezionato, invece, il rallentamento è stato meno evidente (-0,2%) In generale i prezzi di vendita hanno mostrato uno sviluppo molto favorevole. 
Il fatturato è passato da 126,4 a 141,3 milioni (+11,8%) mentre il margine operativo lordo è diminuito del 13,1%, da 31,3 a 27,2 milioni. Occorre tuttavia ricordare che il deprezzamento della valuta locale (-2,6%) ha influito sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio il fatturato sarebbe aumentato del 14,7% e il margine operativo lordo sarebbe sceso del 10,8%. I costi unitari di produzione, in valuta locale, sono visibilmente aumentati, impattati dai rincari dell’energia elettrica, quasi raddoppiata, e dei combustibili, più che raddoppiati. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 9,6 milioni per diritti emissione CO2 (8,7 milioni nel 2021). 

In Repubblica Ceca, gli investimenti in costruzioni sono cresciuti (+1,4%), beneficiando del volume elevato dei permessi di costruzione dopo la fine della pandemia. Lo sviluppo positivo dell’attività nel comparto non residenziale, prevalentemente concentrata nei principali centri urbani del paese, ha compensato la debolezza nel comparto residenziale e nelle opere pubbliche, impattati dal netto rialzo dei tassi di interesse e dall’inflazione. Le vendite di cemento, dopo un primo semestre in progresso, hanno mostrato un andamento piuttosto negativo sia nel terzo che nel quarto trimestre, chiudendo il 2022 su livelli inferiori rispetto all’anno precedente (-5,4%). I prezzi di vendita, in valuta locale, sono decisamente migliorati. Il settore del calcestruzzo preconfezionato, comprendente la Slovacchia, ha fatto registrare simili dinamiche (-6,3%), sia per quanto riguarda i volumi che i prezzi di vendita. 
I ricavi netti consolidati si sono attestati a 201,2 milioni (177,5 milioni nel 2021, +13,4%) e il margine operativo lordo è passato da 51,3 a 56,8 milioni (+10,7%). L’apprezzamento della corona ceca (+4,2%) ha impattato positivamente sulla traduzione dei risultati in euro; a parità del tasso di cambio, la crescita del fatturato sarebbe stata del 9,1% mentre il margine operativo lordo sarebbe aumentato di 6,0%. 
L’andamento dei combustibili, più che raddoppiati, e, in misura minore, dell’energia elettrica, hanno causato un netto aumento dei costi unitari di produzione. Anche le voci fisse hanno mostrato una certa tendenza rialzista. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 8,5 milioni per diritti emissione CO2 (6,6 milioni nel 2021). 

In Ucraina, i riflessi economici e umanitari causati dal conflitto con la Russia sono stati notevoli. I danni alle abitazioni, infrastrutture e asset produttivi hanno comportato una drammatica riduzione della produzione di beni e servizi e un conseguente aumento dei costi per le imprese. Inoltre, si è assistito a un crollo degli investimenti privati e delle esportazioni.
La nostra attività di produzione, anche nel quarto trimestre, è proseguita essenzialmente presso lo stabilimento di Volyn (nord-ovest del paese), mentre nel sito produttivo di Nikolayev (zona sud del paese) risulta perlopiù sospesa, a causa della carenza di domanda e dei rischi operativi legati alla vicinanza con i combattimenti. In dicembre, la già complessa situazione operativa è stata penalizzata da alcune interruzioni nella fornitura di energia elettrica. Il 2022 chiude, quindi, con volumi di vendita in drastico calo (-62,8% nel cemento e -71,4% nel calcestruzzo preconfezionato) e prezzi in forte incremento, al traino dell’inflazione. 
I ricavi di vendita si sono attestati a 59,8 milioni, più che dimezzati rispetto ai 127,0 milioni raggiunti nel 2021. Le complessità operative e il livello di produzione raggiunto nel 2022 non hanno permesso di coprire i costi fissi, portando a un margine operativo lordo negativo di 6,8 milioni (fu positivo e pari a 13,3 milioni nel 2021). La perdita di valore della valuta locale (-5,5%) ha avuto un ulteriore impatto sfavorevole sulla traduzione del risultato in euro; a parità di cambio il giro d’affari sarebbe diminuito del 50,4% mentre il margine operativo lordo sarebbe stato ancor più negativo.
Precisiamo che alla data di bilancio il valore patrimoniale delle attività nette in Ucraina ammonta a 15 milioni di euro. 

In Russia, in seguito alla decisione assunta in maggio, di cessare ogni coinvolgimento operativo nell’attività della controllata SLK Cement, le informazioni a nostra disposizione riguardo l’andamento della domanda e del mercato delle costruzioni sono molto limitate. Nel 2022, le quantità vendute sono diminuite rispetto all’esercizio precedente (-5,2%). I prezzi di vendita hanno mostrato un andamento favorevole. 
I ricavi netti si sono attestati a 290,4 milioni, in crescita rispetto ai 207,4 milioni del precedente esercizio (+40,0%) e il margine operativo lordo è passato da 58,6 a 99,6 milioni (+70,0%). L’apprezzamento del rublo (+15,3%) ha inciso favorevolmente sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio, i ricavi sarebbero aumentati del 18,6% e il margine operativo lordo del 44,0%.
Alla data di bilancio, il valore patrimoniale delle attività nette in Russia ammonta a 334 milioni di euro, dopo la svalutazione dell’intero avviamento (122 milioni di euro).

Messico (valutazione al patrimonio netto)
Le vendite della nostra joint venture hanno chiuso il 2022 al di sotto del livello raggiunto lo scorso anno (-5,8%), seppur evidenziando un buon recupero a partire dal mese di agosto e durante l’intero quarto trimestre. I prezzi, in valuta locale, hanno confermato anche nella seconda metà dell’anno i livelli decisamente positivi già raggiunti nel primo semestre. Le vendite di calcestruzzo preconfezionato hanno, invece, mostrato un andamento più negativo (-34,0%), con prezzi anch’essi in aumento (espressi in valuta locale). 
Il fatturato, riferito al 100% della joint venture, ha raggiunto i 768,5 milioni di euro, in crescita del 16,2% sull’esercizio precedente, mentre il margine operativo lordo si è attestato a 305,8 milioni, in aumento rispetto ai 282,7 milioni del 2021. Il peso messicano ha mostrato un apprezzamento del 11,7%; a parità di cambio il fatturato sarebbe aumentato del 4,0% e il margine operativo lordo sarebbe diminuito del 3,2%. I costi unitari di produzione sono decisamente peggiorati, impattati dai rincari dei combustibili in particolare e da maggiori costi fissi. La redditività caratteristica, comunque, si conferma su livelli elevati (39,8%).
La quota di risultato riferita al Messico, compresa nella voce di bilancio in cui confluiscono le valutazioni al patrimonio netto, ammonta a 70,4 milioni (63,9 milioni nel 2021).

Brasile (valutazione al patrimonio netto)
Le vendite della nostra joint venture hanno chiuso il 2022 in apprezzabile miglioramento (+10,5%), con prezzi anch’essi in netto aumento. A parità di perimetro, tuttavia, i volumi sarebbero rimasti stabili rispetto al 2021. 
Il fatturato si è attestato a 400,2 milioni, pari al +57,9% rispetto ai 253,4 milioni dell’esercizio precedente, mentre il margine operativo lordo ha raggiunto i 118,7 milioni, in netto aumento rispetto a 80,9 milioni del 2021. Sulla traduzione dei risultati in euro ha impattato l’apprezzamento del real brasiliano (+14,7%): a parità di cambio e perimetro, il fatturato e il margine operativo lordo sarebbero aumentati rispettivamente del 22,0% e del 18,3%. L’incremento dei costi variabili, particolarmente evidente nei combustibili, e di quelli fissi, ha portato a un peggioramento dei costi unitari di produzione. 
La quota di risultato riferita al Brasile, compresa nella voce di bilancio in cui confluiscono le valutazioni al patrimonio netto, ammonta a 31,3 milioni (31,8 milioni nel 2021). 

Evoluzione prevedibile della gestione
Secondo le previsioni più recenti, gli elementi di incertezza già rilevati nel 2022 continueranno a caratterizzare il contesto macroeconomico anche durante il 2023. L’evoluzione del conflitto in Ucraina, l’elevata inflazione e la conferma delle politiche monetarie restrittive, oltre alle incertezze legate ai prezzi e all’approvvigionamento dei fattori energetici, attenueranno le prospettive di sviluppo economico ancora per tutto l’anno in corso. 

Nel 2023, la dinamica degli investimenti nel settore delle costruzioni è prevista rallentare, sia in Stati Uniti che in Europa, a causa dei maggiori costi di costruzione e finanziamento. Per quanto riguarda i prezzi dell’energia, le previsioni suggeriscono una progressiva stabilizzazione nel corso dell’anno, su livelli in ogni caso superiori rispetto al 2022. In tale contesto, tuttavia, riteniamo che i nostri risultati operativi potranno continuare a beneficiare di un andamento rialzista dei prezzi di vendita, dovuto sia all’effetto trascinamento sia alla probabile applicazione di ulteriori variazioni in aumento.

In Stati Uniti, prevediamo che la domanda possa beneficiare del contributo del settore delle infrastrutture, sostenuto dal maggior afflusso di fondi sia a livello federale che statale, mentre nel comparto residenziale, l’aumento dei tassi di interesse rallenterà significativamente la dinamica degli edifici di nuova realizzazione. In tale contesto, riteniamo che i nostri volumi di vendita possano confermare i livelli raggiunti nel 2022 e che, grazie alla stabilità della domanda, il mercato possa accettare un ulteriore rialzo dei prezzi di vendita. 
In Italia, prevediamo che il mercato possa ulteriormente indebolirsi nel corso del 2023 a causa del rallentamento nel comparto residenziale e dei ritardi nell’attuazione del PNRR. In tale scenario, prevediamo una contrazione dei volumi di vendita, associata però a prezzi medi in miglioramento, anche grazie all’effetto trascinamento degli aumenti realizzati a fine 2022. Difficile stimare se e quale sarà l’impatto del credito d’imposta destinato alle industrie energivore, che nel 2022 ha contribuito a migliorare significativamente il risultato gestionale. Continuerà a essere difficile per i produttori domestici competere con il flusso delle importazioni, provenienti da paesi dove il costo dell’energia è più basso e non sono previste limitazioni alle emissioni di CO2.

In Europa Centrale e negli altri paesi dell’Europa Orientale appartenenti alla UE, nonostante il supporto, a livello nazionale ed europeo, agli investimenti in infrastrutture e al rinnovo residenziale, l’inflazione e le incertezze legate all’approvvigionamento energetico, oltre all’aumento dei tassi di interesse, causeranno un rallentamento degli investimenti in costruzioni e, conseguentemente, anche dei nostri volumi di vendita. Tuttavia, prevediamo che l’impegno della nostra forza commerciale nel trasferire a valle i maggiori costi di produzione possa permettere di compensare completamente la perdita dei volumi. 

Discorso diverso per l’Ucraina, dove l’ipotesi attualmente più credibile è quella di nessuna soluzione al conflitto nel breve termine. In tal caso la nostra attività operativa proseguirà a livelli ridotti, continuando a salvaguardare il più possibile l’azienda e ridurre al minimo il flusso di cassa negativo.
Nel caso della Russia, a causa dell’attuale assetto di governance, non abbiamo elementi sufficienti per fornire indicazioni sui risultati attesi per l’esercizio 2023. 

In Messico, l’attività nel comparto delle costruzioni è prevista rimanere dinamica, grazie alla robusta domanda residenziale e alle prospettive di investimento future nel settore industriale legate ai piani di rilocalizzazione della produzione in paesi limitrofi da parte di numerose aziende statunitensi. In tale contesto, prevediamo che i nostri volumi possano confermare i livelli raggiunti nel 2022, associati a prezzi in miglioramento. 

In Brasile, pensiamo che i nostri volumi di vendita possano beneficiare della stabilità della domanda anche durante il 2023 e che l’ulteriore miglioramento dei prezzi possa in gran parte compensare l’incremento dei costi di produzione. 

In conclusione, sulla base delle considerazioni sopra espresse, riteniamo che a fine 2023 il margine operativo lordo ricorrente del gruppo possa raggiungere un risultato simile a quello dell’anno precedente.

Per quanto concerne il programma di investimenti approvato per il 2023, prevediamo che possa attestarsi su livelli più elevati rispetto al 2022, a causa dell’inflazione e per l’effetto di alcune commesse in corso approvate negli anni precedenti. In tale programma sono compresi diversi progetti finalizzati al miglioramento continuo dell’efficienza operativa e alla riduzione delle emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla roadmap “Our Journey to Net Zero”. 

 

Dichiarazione consolidata non finanziaria 2022
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato la Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario compresa nel Bilancio di Sostenibilità 2022, in ottemperanza a quanto previsto dal D.Lgs. n. 254/2016.
La Dichiarazione consolidata non finanziaria costituisce un resoconto distinto e separato rispetto alla relazione sulla gestione; essa verrà messa a disposizione del pubblico contestualmente alla pubblicazione del progetto di bilancio d'esercizio e del bilancio consolidato 2022. 

Proposta di destinazione del risultato d’esercizio
All’Assemblea degli Azionisti fissata in unica convocazione per il giorno 12 Maggio 2023 sarà proposto un dividendo di 0,45 euro per azione. Il pagamento del dividendo, se approvato dall’Assemblea, avrà luogo a partire dal 24 maggio 2023 (con data stacco 22 maggio 2023 e “record date” 23 maggio 2023).
Tenuto conto di quanto previsto in materia di svolgimento delle assemblee dall’art. 106, comma 4, del D.L. 17 marzo 2020, n. 18 come successivamente prorogato, l’intervento e l’esercizio del diritto di voto in Assemblea si svolgeranno esclusivamente per il tramite del rappresentante designato dalla società, individuato ai sensi dell’articolo 135-undecies del TUF, in Computershare S.p.A.

Rinnovo autorizzazione per acquisto/disposizione azioni proprie
Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di sottoporre all’approvazione dell’Assemblea ordinaria degli Azionisti la proposta di autorizzazione (con correlativa revoca per la parte non utilizzata dell'analoga autorizzazione adottata il 12 maggio 2022) all’acquisto di ulteriori massime n. 10.000.000 azioni ordinarie. L’autorizzazione è richiesta, altresì, per la disposizione delle azioni proprie detenute dalla società.
La proposta di autorizzazione all’acquisto nonché alla disposizione di azioni proprie è motivata dalla finalità di consentire alla società di intervenire nell’eventualità di oscillazioni delle quotazioni delle azioni della società al di fuori delle normali fluttuazioni del mercato azionario, nei limiti in cui ciò sia conforme alla normativa vigente o a prassi di mercato ammesse, nonché di dotare la società di uno strumento di investimento della liquidità. Ulteriore motivazione all’acquisto di azioni proprie può essere quella di disporne come corrispettivo in operazioni straordinarie, anche di scambio di partecipazioni, di permuta, di conferimento o di conversione di prestiti obbligazionari di futura eventuale emissione, o per l’eventuale distribuzione, a titolo oneroso o gratuito, a favore di amministratori, dipendenti e collaboratori della società o di società del gruppo nonché per eventuali assegnazioni gratuite ai soci.
L’autorizzazione è richiesta per la durata di diciotto mesi a far data dall’approvazione dell’assemblea.
Il corrispettivo proposto per l’acquisto è compreso tra un minimo ed un massimo rispettivamente non inferiore e non superiore al 10% rispetto al prezzo di riferimento dell’azione ordinaria registrato nella seduta di Borsa del giorno precedente al compimento di ogni singola operazione.
Il controvalore massimo utilizzabile previsto per l’acquisto è pari a 200 milioni di euro.
Gli acquisti di azioni proprie verranno effettuati sul mercato, secondo le modalità operative stabilite nel regolamento di Borsa Italiana, in conformità all'art. 144 bis, comma 1, lett. b), c) e d) ter del Regolamento Consob n. 11971/99 e successive modificazioni. La società potrà anche avvalersi delle modalità previste da eventuali prassi di mercato approvate da Consob, ove applicabili, nonché di quelle di cui all’art. 5 del Regolamento UE n. 596/2014.
Le operazioni di disposizione delle azioni proprie potranno avvenire in qualsiasi momento, in tutto o in parte, in una o più volte, sia mediante alienazione con corrispettivo in denaro sia quale corrispettivo in operazioni straordinarie, anche di scambio di partecipazioni, di permuta, di conferimento o di conversione di prestiti obbligazionari di futura eventuale emissione, nonché per l’eventuale distribuzione a favore di amministratori, dipendenti e collaboratori della società o di società controllate ai sensi dell'art. 2359 del codice civile ovvero per eventuali assegnazioni ai soci, anche sotto forma di dividendo.
A valere sulla precedente autorizzazione rilasciata dall’assemblea ordinaria del 12 maggio 2022, sino alla data odierna non sono state effettuate operazioni di acquisto o vendita di azioni proprie.
Alla data odierna la società detiene n. 7.494.316 azioni proprie ordinarie pari al 3,891% dell’intero capitale sociale.

Altre delibere assembleari
L’Assemblea è stata altresì convocata per assumere le necessarie deliberazioni in merito:
in sede ordinaria:
-    al rinnovo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale;
-    all’approvazione della Sezione Prima della Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti, ai sensi dell’art. 123 ter, commi 3 bis e 3 ter, del D.Lgs. n. 58/1998;
-    all’espressione del voto non vincolante sulla Sezione Seconda della Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti, ai sensi dell’art. 123 ter, comma 6, del D.Lgs. n. 58/1998;
-    alla modifica dei corrispettivi per la revisione legale dei conti per gli esercizi 2023-2031
in sede straordinaria:
-    alla modifica della denominazione sociale da Buzzi Unicem SpA a Buzzi SpA.

Corporate Governance
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato la relazione annuale sul governo societario e gli assetti proprietari, che verrà messa a disposizione del pubblico contestualmente alla messa a disposizione del progetto di bilancio d'esercizio e del bilancio consolidato 2022.
Il Consiglio di Amministrazione ha altresì valutato la sussistenza dei requisiti di indipendenza di cui al Codice di Corporate Governance di Borsa in capo ai consiglieri Elsa Fornero, Aldo Fumagalli Romario, Antonella Musy, Linda Orsola Gilli, Mario Paterlini, Gianfelice Rocca e Giovanna Vitelli.
Il Collegio Sindacale ha riportato al Consiglio di Amministrazione di aver verificato il requisito di indipendenza dei suoi membri.

Prestiti obbligazionari
Nel periodo dal 1 gennaio al 31 dicembre 2022 non sono stati emessi nuovi prestiti obbligazionari.
In data 28 gennaio 2023 è stato effettuato il rimborso anticipato totale in linea capitale di 500 milioni di euro dell’Eurobond “Buzzi Unicem €500.000.000 2,125% Notes due 2023” emesso nel 2016.


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Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Elisa Bressan, dichiara ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza che l'informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.


Contatti societari:
Segreteria Investor Relations
Ileana Colla
Phone. +39 0142 416 404
E-mail: icolla@buzziunicem.it
 

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I risultati del bilancio 2022 saranno illustrati nel corso di una conference call che si terrà mercoledì 29 marzo alle ore 16:30. Per partecipare comporre il n. +39 02 802 09 11.
 

Comunicato stampa 29 03 23